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venerdì 24 giugno 2011

ISTRUZIONE AL GUINZAGLIO: L' INGHILTERRA COME L'ITALIA



Non sei ricco? E allora che vuoi? Niente scuola!
Per una volta non siamo in Italia, anche se la dinamica è la stessa, ma nella terra dei nostri cugini inglesi che si battono ad oltranza, da più di un anno, per gli esosi costi d'iscrizione alle università statali. Sì, statali, ho scritto bene. O pubbliche, se preferite. Quelle che dovrebbe garantire e tutelare lo Stato, insomma.  Novemila sterline, l'anno, invece, è la cifra per accedervi. Cifra che fa rizzare i capelli pure a chi non li ha. E che fa considerare "conveniente" rimanere ignoranti, piuttosto. Il governo inglese sapete come risponde? Non risponde! E a dare la zappa sui piedi agli universitari ci pensano alcuni celebri accademici e ricchi investitori. Un connubio perfetto dal quale nasce il progetto di un ateneo d'élite dai costi stratosferici. Non certo per i figli degli operai. Diciottomila sterline per accedere alla cultura, più di ventimila euro, quasi l'equivalente delle celebri università statunitensi di Havard, Yale e Princeton. Questa la retta del New College of the Umanities di Londra. Che di british ha solo il nome. Elitarie e selezionate pure le facoltà, solo umanistiche, e quindi legge, inglese, storia, filosofia ed economia. E solo insegnanti di spicco provenienti da Oxford e Cambridge. Certo, perchè scomodare i neo laureati? Il prof. di ottant' anni conosciuto in tutto il mondo è un ottima pubblicità per la scuola! Anche se annega già nel suo stesso denaro e non sa più mettere due parole di fila per l'età avanzata. Eccoli tre dei promotori della nuova "genialata" inglese: il filosofo A. C. Grayling, lo storico Niall Ferguson, il genetista Steve Jones. E così Bloomsbury, il quartiere dove il New College avrà sede, si trasformerà in una nuova City. E il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro sarà immediato. Solo per i rampolli, però! Ancora una volta, infatti, l'istruzione viene messa al guinzaglio dal denaro e dalle regole del mercato, e solo i più ricchi, e non i meritevoli, potranno permettersi un simile lusso. Sì, è vero, è pur sempre un lusso quello di cui stiamo parlando. E non è una novità che chi non può permetterselo non va. Ma ciò che qui è deplerevole è l'aver risposto ad una crisi pubblica con una provocazione privata. Del tipo, più grossolanamente: non puoi comprare il pane? Beh, io sì. E una volta che posso esagero con le quantità! Senza dartene nemmeno un po'. Ma i promotori dell'iniziativa si difendono pure: un posto ogni cinque sarà riservato a studenti vincitori di borse di studio (che clemenza da piccola fiammeraia, quasi commuovente). E poi il loro progetto è solo un modo per salvaguardare le facoltà umanistiche penalizzate dai tagli statali. In realtà è solo un modo per salvaguardare le loro tasche, che di sicuro non subiranno mai tagli.
La vicenda inglese è sicuramente molto simile alla nostra. Denunciarla è un passo importante ma la solidarietà tra popoli studenteschi non basta a eliminare un veleno tanto potente come quello della privatizzazione culturale. Noi come loro dovremmo mobilitarci di più per ciò che ci spetta di diritto e che invece ci viene tolto quasi con dovere. I nostri cugini inglesi propugnano un'immediata cancellazione dei tagli destinati alla scuola pubblica, ma questo, per ora, è solo un miraggio. E sicuramente rimarrà un miraggio pure tornare a parlare di scuola pubblica se personalità avide e ipocrite come i promotori del New College continueranno a considerare il sangue blu e non il merito come requisiti d'accesso alla cultura.
E pensare che quasi tutti i futuri professori della Scuola sono di sinistra. L'ho detto.

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